Perchè dobbiamo parlare di COP 27

Perchè dobbiamo parlare di COP 27

Perchè non se ne parla abbastanza.

Siamo in quella che è stata chiamata "The decade of action", i 10 anni che tra il 2020 e il 2030 definiranno in modo indelebile come sarà il futuro che vivranno i nostri figli e i nostri nipoti. (Se non lo avete ancora fatto, consiglio di ritagliarvi 30' per guardarvi il?documentario).

Che ci piaccia o no, siamo?l'ultima generazione che è ancora in tempo per invertire la rotta ed evitare che il riscaldamento globale sconvolga in modo irreparabile gli ecosistemi che garantiscono la nostra sopravvivenza.?

A brevissimo,?dal 7 Novembre, inizierà la conferenza delle Nazioni Unite sul Climate Change (COP27) a Sharm El Sheikh, in Egitto. Se qualcuno avesse bisogno di una rinfrescata di cosa sia una Conferenza delle Parti (cioè COP) e come funziona suggerisco questa bellissima infografica di John Lang.

Le premesse non sono rosee: l'agenzia ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ha pubblicato il 27 ottobre un report che analizza il gap tra i tagli sulle emissioni che le nazioni si sono impegnate a fare e le riduzioni che effettivamente servono per limitare l'aumento della temperatura a 1.5° (il target concordato a livello internazionale). Il report è parecchio tranchant: "No credible pathway to 1.5C in place".?

I progressi fatti?dall'ultima COP 26 di Glasgow risultano inadeguati: i piani di riduzione che hanno presentato i paesi, cioè "Nationally Determined Contributions" (o NDCs), non sono sufficienti a restare nella traiettoria dell'1.5°. Inoltre i paesi del G20 sono in ritardo nell'implementare la road map per rispettare la deadline del 2030.

Fondamentalmente, la discrepanza tra le emissioni attuali, i targets degli NCD nel breve termine e i targets net-zero nel lungo termine indicano che lo scenario di restare entro gli obiettivi dell'accordo di Parigi NON E' CREDIBILE.

Per capirci, bisogna incrementare in modo estremamente più spinto la decarbonizzazione: passare cioè da obiettivi attuali del 5 - 10% a valori del 30 - 45%. Chiaramente uno sforzo così enorme richiede una trasformazione su larga scala, rapida e sistemica.?

Ci sono anche delle buone notizie: il congresso degli Stati Uniti?ha varato l'Inflation Reduction Act (il più grande investimento di sempre su clima ed energia in USA) e la Cina ha stanziato un mega investimento su eolico e solare.?La crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina ha favorito un ritorno al carbone per venire incontro alla domanda nel breve termine, ma ha anche reso l'Europa più determinata nel diventare indipendente dal gas russo. Il Parlamento Europeo il 20 ottobre?ha infatti votato all'unanimità una risoluzione formale che richiede a tutti gli stati membri di eliminare gradualmente la produzione di petrolio, gas e carbone. La risoluzione non chiede solo di far decadere i nuovi investimenti, ma anche di eliminare tutti i tipi di sussidi (diretti e indiretti) al più presto, e comunque non più tardi del 2025. Si incoraggia inoltre la creazione di un trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, come richiesto circa un mese fa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) insieme a circa altre 200 organizzazioni, sulla falsariga di quanto già avvenuto in passato?con il?World Health Organisation's Framework Convention on Tobacco Control.??

Teniamo anche a mente che gli elettori hanno?mandato a casa alcuni dei più grandi negazionisti in alcuni stati chiave, come il Brasile.? E quando il neo-primo ministro inglese Rishi Sunak si è?dichiarato?troppo occupato per poter partecipare alla Conferenza delle Parti, ha dovuto rivedere la sua decisione e comprare un biglietto last minute per Sharm...

La transizione è iniziata, ma serve un'accellerazione per poter raggiungere l'obiettivo. Le questioni geopolitiche attuali e la crisi energetica avranno un enorme peso nei negoziati, e potrebbero seriamente ostacolare il raggiungimento di accordi che rivoluzionino?lo status quo.?

Cosa possiamo augurarci dalla COP27?

- AMBIZIONE: che resti confermato il target dell'1.5° senza rassegnarci che sia oramai troppo fuori dalla portata e che ci sia un impegno vincolante ad abbandonare l'uso dei combustibili fossili.

- EQUITA': affinchè lo sforzo sia davvero multilaterale i paesi più ricchi devono?garantire la copertura economica promessa ai paesi che meno contribuiscono alle emissioni ma sono già esposti ai danni del climate change (Adaptation e Loss&Damage diventano i temi centrali)

- INVESTIMENTI: il settore privato - in particolare quello finanziario - deve dare priorità a finanziare la strada verso il netzero.

La COP27 organizzata dall'Egitto sarà anche l'occasione per i movimenti non governativi di portare l'attenzione sulle correlazioni?tra ineguaglianza, crisi climatica e diritti civili.?

Parallelamente ai negoziati, la?"COP27 Coalition",?un movimento promosso dalla società civile - in particolare dal gruppi egiziani e di altri paesi africani e arabi - si è data l'obiettivo di mettere in primo piano la giustizia climatica e le voci dal sud del mondo. Il 12 novembre?sarà il "Global Day of Action": i?cittadini di tutto il mondo sono invitati a partecipare ad una mobilitazione di massa?delocalizzata per domandare la fine dell'ingiustizia climatica e a pretendere una risposta urgente dai governi e leaders mondiali alla crisi climatica e a quelle ad essa connesse.??

Aspetto con ottimismo cosa succederà la prossima settimana (perchè con il pessimismo ci facciamo poco).

Qualche podcast per approfondimenti:

- OIES Oxford Institute for energy studies: https://www.oxfordenergy.org/publication-topic/podcasts/

- Tommaso Perrone di Lifegate per un aggiornamento quotidiniano durante la COP: https://life.gt/daily

- ECDPM The centre for Africa-Europe relations https://ecdpm.org/


Laura

Stefano Melani

Delivering exceptional customer experiences in a rapidly evolving world, finding forward-thinking solutions

2 年

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