Il leader è, prima di tutto, un essere umano
Alessandro Carli
Authority Coach & Trainer | Aiuto Professionisti e Piccoli Imprenditori a diventare le persone in grado di realizzare gli obiettivi professionali, economici e personali a cui aspirano. | ???????????????? per sapere come
Osanniamo ed idolatriamo la persona in grado di fare cose eccezionali, ma ci si dimentica che è essa resta sempre e comunque una di noi, con le sue forze e debolezze, le sue certezze e i suoi dubbi, i suoi sogni e i suoi incubi... La sola cosa che differenzia un leader dagli altri è che si mette in gioco, si espone, lotta... ci crede!
Siamo strane creature.
Vogliamo l'eccezionalità, ma la temiamo; vogliamo la sicurezza, ma deleghiamo altri a garantircela; vogliamo benessere a 360°, ma non vogliamo uscire dai nostri schemi per ottenerlo; vogliamo contare, ma senza dover rinunciare all'ordinarietà...
E' evidente che niente di significativo può uscire da tutto questo ed è il motivo per cui c'è la necessità di avere dei leader, cioè persone che si assumano l'onere di superare le proprie resistenze mentali ed emotive per perseguire obiettivi che portino benefici a tutti coloro che decidono di sostenerli.
Un leader non fa calcoli diversi da una persona "normale". Anche lui misura il rapporto costi/benefici nell'assumersi una responsabilità così importante, con la sola differenza che è molto più focalizzato sui benefici che sui costi, mettendo tra questi ultimi anche la possibilità di perdere non soltanto la sfida che decide di affrontare, ma anche la sua immagine/reputazione, la fiducia in se stesso, il rispetto degli altri e altro ancora.
Chi non tiene conto di questi aspetti non è un leader, ma un avventuriero che agisce non in funzione di un ruolo che gli consente di creare benefici per tutti, bensì per un suo esclusivo tornaconto, non avendo la minima intenzione di rispondere della sua superficialità e pressappochismo in caso di fallimento.
Chi mi segue sa quanto detesti gli stereotipi, soprattutto quello del leader onnipotente, spaccamontagne, senza il minimo dubbio su niente, capace di superare qualsiasi ostacolo grazie alla sua indefessa determinazione... per non parlare di quella scempiaggine sulla differenza tra "capo" e "leader" che a distanza di forse 40-50 anni (io l'ho sentita la prima volta 30 anni fa!) miete ancora vittime tra chi ha bisogno che sia tutto in bianco o nero per capire la realtà.
Il leader è un essere umano come chiunque altro con solo UNA cosa in più: un FORTE desiderio. Se gli togli quello, crolla come qualsiasi altro "mortale" davanti al primo ostacolo. E' solo un essere umano che ha il coraggio di sognare e di credere profondamente che la vita ha molto da offrire a chi sa cosa vuole e cosa farne.
Non si è leader perché...
...si fa tutto bene, ma perché ci si assume la responsabilità dei propri errori - Non è scritto da nessuna parte che un leader debba essere qualcuno al vertice di una qualche organizzazione (a partire da una famiglia). Non è la posizione a definire un leader, ma la chiarezza della rotta che intende perseguire nella sua vita. E' questo che poi spingerà quella persona verso l'alto, in modo del tutto semplice, naturale e con il sostegno altrettanto spontaneo di chiunque vorrà seguirlo. Non nega i suoi errori... anzi li rivendica come il fio che si paga per crescere e correggere la rotta;
...si è imparato ad esserlo, ma perché si è accolto la sfida - E' impossibile "insegnare" la leadership. Si può capire quali siano le qualità e gli attributi di un valido leader e quindi trasferire questa conoscenza ad altri, ma non la sua essenza. Insegnare la leadership negherebbe la stessa leadership perché si tratterebbe allora di "gestire" delle situazioni facendo tesoro delle passate esperienze di qualcun altro. C'è solo un modo per imparare ad essere leader: accogliere la sfida che ogni leadership, in modo unico ed univoco, si trova a dover affrontare con le sue sole risorse.
...si è dei vincitori, ma perché si sa imparare dalle proprie sconfitte - Misurare il successo in funzione di singoli risultati è fuorviante. La leadership è un percorso, non una gara, ed il successo di un leader non si valuta sulle singole realizzazioni od i singoli fallimenti, ma sul valore aggiunto che è stato capace di creare sulla lunga distanza sulla base di molteplici considerazioni: certamente quelle materiali, ma anche quelle che riguardano la relazione coi propri interlocutori, il cambiamento di mentalità e della cultura di gruppo, la qualità di vita/lavoro, un clima più esaltante, ecc.
...si raggiungono degli obiettivi, ma perché si è deciso di pagare il prezzo per farlo - Se si parla di raggiungere obiettivi "dozzinali", non c'è bisogno di un leader per perseguirli. Per sua stessa natura, un leader persegue sentieri non ancora battuti, dove gli obiettivi sono oggettivamente meno scontati e quindi molto più suscettibili di errori e sconfitte. Non sono dunque paragonabili gli sforzi fatti da chi agisce in ordinaria amministrazione con quelli fatti da chi affronta, poco o tanto, l'ignoto o quasi. E' evidente che nel secondo caso il rischio di fallimento è superiore rispetto al primo e sta proprio in questo il salto di qualità: accettare la possibilità di dover pagare un prezzo.
...si hanno tutte le risposte, ma perché ci s'impegna a trovarle ad ogni costo - Ogni iniziativa mai presa prima solleva domande che non hanno risposte ed il solo modo per ottenerle è cercarle... rischiando. Per quanto si cerchi di minimizzare il rischio e di limitare le eventuali conseguenze, non c'è modo di controllare ciò che potrebbe succedere, proprio perché non è mai stato fatto prima. Cercare delle risposte è forse l'attività umana più rischiosa, poiché non è possibile prevedere dove potrà condurci, eppure lo si fa perché abbiamo bisogno di quelle risposte.
Il tallone d'Achille di ogni leader: la vulnerabilità
Non c'è niente di soprannaturale in un leader, ma solo un'umanità assetata di sapere, di conoscenza, di crescita e questa umanità è straordinariamente vulnerabile. Un leader non ha meno paura o più grinta di una persona ordinaria:
è solo disposto a fare ciò che va fatto per dare il suo contributo alla nostra evoluzione e per fare questo ha bisogno di sapere che un certo gruppo di persone credano in lui e che siano disposte a farsi guidare da lui.
Purtroppo, dall'altra parte c'è chi, invece, è disposto a mettere il leader su un piedistallo purché sia capace di portare a termine ciò che inizia. E a quel punto, anche se non è quello che vuole, diventa un semidio agli occhi dei suoi "seguaci", i quali sentono di aver bisogno di lui più di quanto lui non abbia bisogno di loro ed è qui che il rapporto tra guida e guidati degenera.
L'adulazione non è ciò che cerca un leader che abbia un minimo di consapevolezza e di senso del ridicolo... anche se fino a un certo punto può fargli comodo.
Ciò che gli serve sono persone che si fidino di lui e che abbiano con lui un solido rapporto umano, ma per avere questo la relazione deve poggiarsi su basi di assoluta parità e reciproca dignità. Il problema è che sono proprio i seguaci ad inseguire qualcosa di diverso: poiché LORO non si sentono all'altezza del loro leader, allora LORO mettono il leader sul piedistallo e poi quando costui cade ai loro occhi, lo abbandonano.
Conclusione
Il leader è un essere umano con tutte le fragilità e le vulnerabilità di un essere umano e se riesce a tenere il proprio ego al suo posto, riconosce di avere bisogno dei suoi seguaci più di quanto loro non abbiano bisogno di lui.
In fin dei conti, è il SUO progetto, il SUO programma, il SUO sogno... non quelli dei suoi seguaci. Finché a un leader non salta in mente di perseguire una meta, loro stanno benissimo così (o almeno pensano), non hanno bisogno del sogno del loro leader ed è questo a rendere spesso difficile la relazione tra le parti.
A meno che non si esalti, il leader è cosciente di avere tutto sulle sue spalle: e questa è la sua parte del "contratto".
Chi "segue" ha ovviamente meno controllo e potere ed una sola decisione da prendere: affidarsi o meno al loro leader... senza mai dimenticarsi che è solo un essere umano.
Proprio come tutti gli altri.
Che tu sia un genitore, un capofamiglia, un imprenditore o il presidente di un paese, la solitudine è qualcosa che devi affrontare in diversi momenti. Se ti trovi in questa situazione, non devi abbatterti, ma capire come uscirne fuori ancora più forte.
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1 个月Grazie, Marco! Apprezzo quanto dici doppiamente, proprio per l'esperienza che hai fatto lavorando con dei leader. Ed è come dici: gli autentici leader sono persone che permettono a se stesse di manifestare ciò che in loro è straordinario, poiché la nostra umanità è straordinaria... ed il desiderare di coinvolgere altre persone in questo "progetto" è alla fine ciò che dà un senso a ciò che fanno. Per questo, sotto sotto, sono vulnerabili: lavorare con persone che non avvertono questo loro desiderio, ridimensiona lo scopo stesso del loro operare.
Formulente - Formatore & Consulente per persone nel business. Facilitatore e guida nella trasformazione aziendale e nello sviluppo del mindset.
1 个月Gran post Alessandro. Nella mia carriera ho avuto l'opportunità di incontrare molti "leader", come presidenti mondiali di grandi aziende, ministri, campioni sportivi e in comune hanno tutti la stessa cosa: sono persone. La differenza sta nel perseguire con determinazione la propria scelta, la propria direzione, tenendo conto che non è una strada in discesa.